tuttoBICI. Capecchi: stavolta tocca a me

| 11/01/2011 | 08:56
Non è ancora riuscito a mo­strare tutto il suo talento, ma Eros Capecchi è certamente da considerare uno dei giovani di maggior prospettiva dell’intero ciclismo italiano. L’aretino di Terontola (località il Borghetto) è nato il 13 giugno 1986 e nelle categorie minori ha saputo conquistare risultati degni di un predestinato. Nella stagione 2006 Eros è passato professionista con la Liquigas, ma dopo due anni avari di soddisfazioni è approdato alla Saunier Duval dove ha raccolto due bellissime vittorie. I numerosi infortuni con cui ha dovuto fare i conti ne hanno rallentato la crescita, ma non hanno certo stoppato la sua voglia di emergere. Nel 2011 Capecchi vestirà nuovamente la maglia della Liquigas e potrà dimostrare, nella squadra che lo lanciò, tutto il suo valore. Il talento aretino dovrà scortare i capitani Basso e Nibali, ma potrà togliersi tante soddisfazioni anche a livello personale.
Torni alla Liquigas tre anni dopo averla lasciata. Come mai?
«È una delle principali realtà al mondo e sapevo che un giorno sarei tornato. Si tratta di una grande opportunità e cre­do di avere l’esperienza per recitare la ­mia parte. Sono contento che la Liqui­gas mi abbia cercato e quando è venuta fuori questa possibilità non ho avuto dubbi».
La Liquigas ti lanciò nel professionismo. Perché te ne eri andato alla fine del 2007?
«La scelta fu dettata dal desiderio di provare una nuova esperienza. Non mi trovavo in alcune cose e volevo cambiare aria, ma ora ci torno molto volentieri. Ritrovo una squadra ancora più organizzata e questo è davvero il massimo».
Che differenze ci sono tra il Capecchi che lasciò la Liquigas e quello che ci sta tornando?
«Sono più maturo sia come atleta che come persona. Ho disputato cinque grandi giri, sono cresciuto a livello fisico e credo maggiormente nelle mie possibilità. È il momento giusto per riprovare».
Quale sarà il tuo ruolo all’interno della squadra?
«Dovrò aiutare Nibali e Basso, ma in determinate corse potrò puntare al successo. Per ora mi basta questo, in futuro poi con la squadra decideremo gli appuntamenti di gara. Di certo comincio questa nuova avventura con grandi motivazioni e con la speranza di potermi ritagliare il giusto spazio».
Cosa pensi dei due capitani della Li­quigas?
«Sono due campioni formidabili che stimo sotto il profilo umano e professionale. Ho corso insieme a Nibali per due stagioni, ma ci conosciamo da tanti anni e abbiamo un ottimo rapporto. Non sono invece mai stato in squadra con Basso, ma ci ho parlato diverse volte e mi è parso un grande uomo».
È vero che ti trasferirai al nord per allenarti con Basso e per essere più vicino alla squadra?
«È una possibilità concreta, ma ancora non ho preso nessuna decisione definitiva».
Quali saranno i tuoi obiettivi a livello personale?
«Spero di aiutare la squadra e di centrare almeno una vittoria. Per riuscirci ho bisogno di correre con continuità e di avere dalla mia parte un po’ di fortuna in più rispetto agli anni passati».
Da professionista hai vinto solo alla Bi­cicletta Basca 2008. Ti manca il successo personale?
«Nel ciclismo che conta ho raccolto po­che affermazioni, ma mi ritengo un vincente e non vedo l’ora di tornare a fe­steggiare. Le vittorie aiutano a crescere sotto il profilo morale e sono essenziali. Spero di ottenere al più presto ri­sultati importanti, non importa in quale corsa».
Cosa ti resta dei successi conquistati nella Bicicletta Basca?
«Tanta gioia ed una grande emozione. Avevo appena portato a termine il mio primo Giro d’Italia ed ero stremato. Pensavo di riposarmi ed invece la squadra mi propose di andare a correre in Spagna. Il primo giorno arrivai quarto, l’ultimo vinsi la tappa e conquistai la classifica. Mi sembrava di toccare il cielo con un dito e mi sono sentito davvero appagato. Fu bello anche perché all’aeroporto la gente mi riconobbe e si complimentò per quello che avevo fatto».
Dal 2008 al 2010 hai corso con Gianetti (Saunier Duval, Scott, Fuji). Come valuti i tre anni?
«È stata una bella avventura che mi ha consentito di crescere e di maturare sia a livello sportivo che personale. La prima stagione è stata positiva, poi tutto quello che è successo ci ha tolto tranquillità e sicurezza. Ci sono state cose poco piacevoli, ma sono soddisfatto».
Come giudichi il tuo 2010?
«Né esaltante, né da buttare. La caduta al Gp Insubria mi ha impedito di correre con continuità e ho dovuto faticare più del previsto per ritrovare la forma migliore, poi però ho fatto bene al Delfinato e al Tour de France. Nono­stante le difficoltà e la sfortuna credo di meritarmi la piena sufficienza».
Al momento della caduta nel Gp Insubria eri con Rinaldo Nocentini. Ne avete più parlato?
«Eravamo in fuga e ci saremmo giocati la vittoria. Ora ci scherziamo, ma quell’incidente è costato molto ad entrambi. Se penso che la causa è stata una curva pericolosa non segnalata, la rabbia sale».
Dopo i tanti infortuni che hai subito in questi anni hai mai pensato di smettere?
«No quello mai, anche se ho avuto di­versi problemi. Dopo ogni stop ho sempre dato il massimo per tornare subito in gruppo, ma quando devi rincorrere la forma migliore diventa tutto più difficile. La passione per questo sport mi permette però di guardare avanti e di non abbattermi troppo».  
In quale corsa potevi vincere e non ci sei riuscito per un soffio?
«Nella tappa di Grenoble al Giro del Delfinato. Pedalavo forte e vinsi la vo­lata per il secondo posto su Thibaut Pineau, ma purtroppo davanti a noi c’era lo spagnolo Navarro».
Quali sono le tue qualità migliori sotto il profilo tecnico?
«Vado forte in salita, ho un buon recupero e posso dire la mia in una volata ristretta. Credo di essere predisposto per le lunghe corse a tappe e spero di dimostrarlo al più presto».
Quali sono le corse dei tuoi sogni?
«La Milano-Sanremo e il Tour de France».
Avevi un idolo da ragazzo?
«Ho sempre ammirato Bugno e Indu­rain».    
E il corridore a cui sei più legato?
«Ermanno Capelli. Siamo stati per tan­ti anni compagni di camera e siamo molto amici. Mi dispiace che sia ancora senza contratto».
Quando hai cominciato con il ciclismo?
«Da piccolo preferivo il calcio poi mio papà insistette per farmi provare la bici e a 8 anni iniziai con la Nestor di Mar­sciano. Mi portava mio nonno, ma la squadra si allenava lontano da casa e cambiai. Ho corso in tutte le categorie giovanili e nel 2004 mi laureai campione italiano juniores. Nell’agosto 2005 la Liquigas mi prese come stagista e nel gennaio successivo mi fece passare professionista. Ho coronato una grande ambizione, ma la voglia di migliorare non è certo diminuita».
Cosa rappresenta il ciclismo per te?
«È un modo per sfogarmi e svagarmi. Quando mi alleno cerco di dare tutto, di migliorare la forma e di gustarmi ogni pedalata. La bici non è solo un la­voro, ma è una passione senza cui non so stare».
Quali sono le persone che più ti hanno aiutato nella tua crescita?
«In primis i miei familiari. Papà Ales­sandro, mamma Antonella, nonna Vera, mia sorella Chiara e anche il suo fi­danzato Andrea che ormai è uno dei nostri».
E al di fuori dell’ambito familiare?
«Tutti i direttori spor­tivi che ho avuto finora e soprattutto Ma­rio Sacchetti e Pri­mo Mori, ma an­che Emilio Puccetti che purtroppo è venuto a man­care di recente».
Sei fidanzato?
«Mi sono lasciato da poco e ora sono felicemente single».
Quali sono le tue passioni fuori dal ciclismo?
«Mi piacciono le auto, il modellismo, ma anche giocare con la x-box, andare al cinema e ascoltare la musica di ogni genere».
Cosa pensi di Facebook?
«Sono iscritto, ma non lo uso tantissimo e per questo mi scuso con tutti coloro a cui non rispondo».
Discoteca o cena con gli amici?
«Preferisco senza dubbio una tranquilla serata in compagnia o al ristorante o al pub».
Sei una buona forchetta?
«Per undici mesi all’anno devo controllare l’alimentazione, ma mangiare mi piace. Mia nonna è una cuoca eccezionale e prepara sempre tanta roba buona».
Il tuo piatto preferito?
«Una bella bistecca alla fiorentina è il top, ma mangio di tutto e adoro anche il pesce».
Indica un tuo pregio e un tuo difetto?
«Sono schietto e sincero, ma a volte so­no troppo buono e questo può diventare un difetto».
Porti avanti altre attività oltre al ciclismo?
«Io e la mia famiglia gestiamo un vi­vaio: Il Trasimeno. Coltiviamo e ven­dia­mo fiori e piante».
C’è un oggetto che porti sempre con te in corsa o in ritiro?
«Ho una croce al collo che mi ha regalato mia sorella e che non mi tolgo mai. Non per scaramanzia, ma perché ha un grande valore affettivo».
Quasi tutti gli esperti parlano di te come di un talento ancora inespresso. Cosa ti manca?
«Mi sento potenzialmente un atleta importante e sto lavorando per dimostrarlo con i risultati. Devo migliorare ancora e la Liquigas può aiutarmi tantissimo, ma ho bisogno anche di un po’ di fortuna. Spero che il 2011 sia la stagione buona per lasciare il segno, magari fin dalla Tirreno-Adriatico».

da tuttoBICI di dicembre 2010 a firma di Daniele Gigli
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COMMENTI
Auguri
11 gennaio 2011 13:04 fulvio
Un augurio di tanti successi al mio grande amico, anche lui uscito dal Vivaio RIMOR di Primo Mori e Emilio Puccetti, prematuramente scomparso...

11 gennaio 2011 14:48 lele
Se sei buono come il tuo olio non c'è alcun dubbio che tu possa fare bene!
In bocca al lupo dai monti!
Lele.

Time
11 gennaio 2011 15:40 Andy77
Auguro al Corridore Eros Capecchi. Ne ha bisogno perche in questo momento è in un limbo. Puo diventare un Corridore vincente oppure un Gregario. Io spero nella prima ipotesi anche se il tempo passa ed inizio a dubitare.

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