GROSSETO, 30 novembre 2010 – Da uno nato a Torino, cresciuto in Sicilia e sbocciato sportivamente a Pistoia non puoi che aspettarti che diventi campione italiano. Ed è proprio quello che è accaduto, anche se il suo palmares comprende anche altri prestigiosi traguardi. Non capita spesso di avere a Grosseto un campione italiano. E' accaduto nella mattinata di martedì, quando Giovanni Visconti, 27 anni, ciclista professionista della Vini Farnese del diesse ed ex stella del ciclismo Luca Scinto, ha varcato la soglia dello studio medico del dottor Daniele Tarsi. Il medico sportivo grossetano, da quest'anno nella squadra della Vini Farnese, sta facendo svolgere in questi giorni alla squadra alcuni test in vista dell'inizio vero degli allenamenti e della nuova stagione. Il nome di Visconti era già arci-noto nel circo azzurro, ma certo la vittoria nel campionato italiano a Treviso lo ha messo ancor più in luce. Vestire la maglia tricolore non è di certo cosa da poco. "Soprattutto quest'anno – dice Giovanni – L'anno dei festeggiamenti dell'Unità d'Italia". Sì, perché nel 2010, tra l'altro il settimo da professionista di Visconti, si celebrerà un giro d'Italia speciale, proprio per i 150 anni dell'Italia Unita. E la prima squadra ad essere invitata dall'organizzazione è stata la Vini Farnese: impossibile non avere in gruppo la maglia tricolore. Tra test di resistenza, sensori e computer Giovanni parla del suo passato e del suo futuro. Ma anche delle sue passioni: "Sono milanista", ci tiene a specificare, pur essendo nato a Torino.
Si chiude un anno e se ne apre un altro. Quello appena passato è stato davvero prestigioso per lei, tra campionato italiano e la partecipazione con la maglia azzurra ai mondiali di Melbourne.
"Abbiamo corso una buona gara in Australia. Eravamo in fuga a 20 km dall'arrivo, poi non siamo riusciti a portare maglie azzurre sul podio. E' stato un peccato certo, ma non possiamo non essere soddisfatti di come abbiamo interpretato la gara".
Dopo un anno così intenso serviva dunque staccare la spina almeno per qualche settimana. Che ha fatto?
"Mi sono fermato un mese circa. Un mese circa senza bicicletta. Certo non ho del tutto staccato con lo sport. Sono andato in crociera con mia moglie e mio figlio e mi sono dedicato per un po' alla palestra. Adesso è il momento di ricominciare".
Con quale spirito, dopo aver conquistato il tricolore?
"Lo spirito è sempre lo stesso. Conta vincere e basta e non cambia il mio atteggiamento. Certo avere sulle spalle la maglia tricolore ti mette continuamente in vista. Una maglia tricolore che arranca non è mai un bello spettacolo per cui le responsabilità aumentano".
Lei è davvero un campione italiano, visto che è nato a nord, ha vissuto al sud ed è cresciuto professionalmente in Toscana.
"Vivo in Toscana da ormai una decina di anni, a Lamporecchio. Ma da sempre sono stato abituato a spostarmi, fin da quando, ancora ragazzino, mi spostavo dal sud Italia dove vivevo alla Toscana per correre le prime gare".
Dall'Italia al mondo. Lei ha corso davvero ovunque. Quale è il posto più bello in cui correre?
"Senza dubbio l'Australia".
E la corsa più affascinante? Quella dove davvero si respira la storia del ciclismo?
"Ancora senza dubbio, la Liegi-Bastogne- Liegi, oltre al Giro delle Fiandre, che ho vinto da dilettante. Il Belgio è un posto davvero incredibile dove correre, l'atmosfera è davvero particolare e il pubblico è incredibile. Si respira davvero ciclismo". Obbiettivi per quest'anno con la Vini Farnese?
"Abbiamo di massima già stilato con la squadra il programma dell'anno. Far bene in alcune classiche come la Milano-Sanremo e il Giro d'Italia è di sicuro un punto di partenza importante per la stagione".