Daniel Oss, il talento che pedala a ritmo di rock

| 02/12/2010 | 08:57
Di “uomini nuovi del ciclismo italiano” sono piene le pagine di giornali sportivi e di riviste specializzate, ma sono in pochi coloro che, con il passare degli anni, hanno poi onorato questo ingombrante appellativo. Daniel Oss, 23enne trentino di Pergine Valsugana nato nel fatale giorno del 13 gennaio proprio come il compianto Marco Pantani e il due volte campione italiano Giovanni Visconti, sembra invece possedere tutte le prerogative necessarie per non tradire coloro che gli hanno accordato fiducia. Professionista dallo scorso anno con la Liquigas, questo granatiere di 1 metro e 90 cm. che ricorda anche nella lunga e bionda capigliatura il Mario Cipollini in giovane età, si sta dimostrando un personaggio interessante, un atleta di rango e domenica scorsa ha ricevuto il prestigioso Premio Coraggio e Avanti che ogni anno è appannaggio di un giovane talento emergente del ciclismo italiano. Teatro della cerimonia, che tra i premiati ha visto anche Alfredo Martini (1°Premio Franco Ballerini), Vincenzo Nibali, Edita Pucinskaite (Premio alla Carriera), Stefano Zanatta (Ammiraglia d’Oro), Renzo Maltinti e Andrea Manfredi (3°Premio Mario Sani) è stato lo storico Convento di Santa Lucia alla Castellina, diventato ormai il Centro Spirituale del Ciclismo italiano grazie all’instancabile impegno di Piero Pieroni, Giancarlo Vannucchi e dei frati carmelitani del Convento coordinati dai Padri Agostino Bartolini, Agostino Gelli e Raffaele Duranti. Il giovane ciclista trentino, “adottato” dalla Toscana nei due anni trascorsi tra gli Juniores con l’Aquila di Ponte a Ema, l’ex-società di Gino Bartali, può già vantare un Fans Club e un sito web (www.danieloss.it) che la dice lunga sul suo carattere e sui suoi gusti musicali. Nella Home Page spicca infatti la scritta che è tutto un programma “To Be a Rock and Not to Roll”, cioè “Essere un macigno e non rotolare”. Iniziamo la nostra intervista proprio chiedendogli il perché di questa frase.

E’ vero che la musica Rock è la tua fedele compagna di viaggio, in gara e fuori?
«Sì, è così. Amo molto i classici, tipo Rolling Stones e Led Zeppelin e nutro per loro una vera venerazione, tuttavia mi piacciono anche vari gruppi attuali, come i White Stripes».
Facci un esempio, cosa hai ascoltato quest’anno prima di prendere il via nel Giro delle Fiandre dove poi sei stato tra i protagonisti?
«Ho sentito Hell’s Bells degli AC/DC e devo dire che la canzone ha funzionato bene…».
Come sei arrivato al ciclismo?
«Grazie a Dario Broccardo, l’ex CT azzurro del ciclismo su pista. In famiglia nessuno mi ha mai incitato a scegliere questo sport, prima ho praticato lo snowboard e il pattinaggio su ghiaccio».
In soli due anni di professionismo hai già capito quali sono le tue potenzialità?
«Mi sento adatto per le Classiche del Nord, quelle del pavé. Il Fiandre è una stupenda corsa-monumento e rispetto al 2009 quest’anno sono andato molto meglio, ma anche la Roubaix mi piace molto, così come la rinnovata Gand-Wevelgem. Sì, quelle sono le mie corse, io sono un atleta da classiche in linea di un giorno o per le gare a tappe brevi. Nei Giri a tappe di tre settimane al massimo potrò essere un buon gregario, puntando però a vincere qualche tappa».
Hai un sogno nel cassetto?
«Sì, quello forse proibito di vincere un’Olimpiade».
Quali sono le tue priorità per il 2011?
«Nell’ordine: salire sul podio di una Classica come il Fiandre, la Roubaix o la Milano-Sanremo, vincere una tappa in un grande Giro e vestire la maglia azzurra al mondiale in Danimarca».
Azzurro su strada o nella cronometro individuale, specialità per la quale tu sembri molto portato?
«Per il 2011 preferisco la strada. In futuro, se sarò messo in condizione di poter effettuare una preparazione specifica che è assolutamente necessaria per ottenere un ottimo risultato, potrei cimentarmi volentieri nella prova iridata a cronometro, dove sono troppi anni ormai che gli italiani risultano solo delle comparse nonostante le buone prestazioni di Marco Pinotti».
Puoi parlarci degli altri tuoi interessi?
«Il poco tempo libero lo dedico alla mia ragazza Paola, di Borgo Valsugana, a Facebook dove ho oltre 5000 amici, alla musica Rock e alla lettura: mi piacciono i libri di Fabio Volo».
Oltre a Daniel Oss su quali altri giovani potrà puntare il ciclismo italiano del futuro?
«Direi su Elia Viviani, Jacopo Guarnieri, Francesco Gavazzi e Diego Ulissi».

Stefano Fiori

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COMMENTI
w la modestia
2 dicembre 2010 15:29 luca65
....secondo me al mondiale 2011 dovrebbe ambire a qualcosa in più che alla sola maglia azzurra....

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